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Giglio, post-Concordia: dai biologi ok a mantenere barriere artificiali

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Esperti biologi hanno dato l’ok al mantenimento, all’isola del Giglio, delle barriere artificiali sommerse realizzate per il recupero della Concordia

 

 

Al Giglio si vive il dopo-Concordia e si pensa al futuro, mentre a Genova si discute delle sorti dell’isola e delle strutture d’acciaio subacquee realizzate per il recupero della Concordia nella zona in cui è naufragata. ‘Mantenere le strutture d’acciaio subacquee realizzate per il recupero della Concordia non è un regalo ai gigliesi, è per l’ambiente’, spiega il sindaco del Giglio Sergio Ortelli dopo gli interventi dei biologi e degli esperti di scienze ambientali che hanno preso parte all’Acquario di Genova al convegno ‘Barriere artificiali sommerse, risorse per l’ambiente, ricchezza per l’economia’, organizzato dall’ Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee.

Non è dello stesso parere del sindaco del Giglio, il Ministero dell’Ambiente che si è espresso già due volte a favore della rimozione, nell’imminenza dell’incidente e nel 2014, ma oggi nella comunità scientifica molti e qualificati sono i pareri a favore del mantenimento.

Sul fondo del Giglio si trovano attualmente sei piattaforme di acciaio e cemento e 11 anchor block realizzati per ancorare la nave al fondale. ‘Il sì dei biologi – prosegue Ortelli – conferma che lasciare le strutture aiuta l’habitat, rendendo l’area il luogo della memoria e creando un volano per il turismo subacqueo’.

‘In questo momento l’Italia ha la possibilità di ritrovarsi, senza alcun costo, una barriera artificiale già costruita e posizionata. Un’opportunità fortuita,  offerta dalle piattaforme subacquee costruite all’Isola del Giglio su cui è stato posizionato il relitto della Concordia, prima di procedere al suo rigalleggiamento. Demolire queste strutture, oltre all’evidente costo, può essere ancora una volta una fonte di inquinamento per quelle acque. A questo punto, è meglio lasciar fare alla natura’,ha dichiarato Riccardo Cattaneo-Vietti, professore ordinario di Ecologia all’’Università Politecnica delle Marche.

 

‘Dal punto di vista biologico non esistono incertezze’, ha affermato Giandomenico Ardizzone, professore Ordinario di Ecologia alla Sapienza di Roma e consulente per il piano ambientale all’Isola del Giglio. I substrati sono idonei perché il metallo è facilmente colonizzabile e riesce a compensare la perdita di habitat causata dal naufragio e dai lavori necessari per la rimozione, la fruibilità dell’area è idonea per le immersioni e per la pesca, i gigliesi hanno una percezione positiva del mantenimento delle strutture. Per contro, perché la permanenza possa essere autorizzata ‘E’ indispensabile – continua Ardizzone – un’attenta valutazione della capacità di durata delle strutture, nate per durare un periodo limitato, quindi individuare il soggetto responsabile della manutenzione e della gestione, con gli oneri che ne derivano’.

gc 

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