Isolotti d’Italia/1 Da Tino a Pianosa, passando per Cretaccio
Pianosa, Capraia, Cretaccio, Tino e Tinetto: gli isolotti disabitati d’Italia sono la carta d’identita’ della natura mediterranea, selvaggia e incontaminata
L’Italia è ricca di isolotti, che piccoli, selvaggi e naturali rappresentano la bellezza vera e autentica del nostro Mare Mediterraneo. Approdare su queste isole potrebbe essere come arrivare su un’isola deserta, dove riscoprire la vita primitiva, la pesca e la caccia. Alcune di queste isole, se pur piccole, hanno ospitato o ospitano ancora uomini e costruzioni edilizie. Altre, invece, sono completamente disabitate e non contaminate dall’azione umana.
Completamente disabitate sono le isole di Pianosa, Capraia e Cretaccio, che fanno parte dell’arcipelago delle isole Tremiti. Pianosa è un’isola disabitata dell’arcipelago delle Tremiti, da cui dista 12 miglia a sud-est. La piccola isola dal 1989 è una riserva naturale integrale: non è permesso il transito, l’ormeggio, la balneazione e la pesca. Pianosa deve il suo nome alla forma bassa e piana dell’isola, che in occasione di alcuni temporali particolarmente forti, permette alle onde di passare da un lato all’altro. Le altre due isole dell’arcipelago delle Tremiti, che sono ad oggi disabitate sono Capraia e Cretaccio, vicine alle 2 isole principali, San Domino e San Nicola. Gli unici abitanti di queste isole sono i conigli, ma tutti possono visitare questi luoghi, belli e particolari per le insenature e le spiagge.
Anche le isole liguri di Tino e Tinetto, nel Golfo de La Spezia, sono piccole e disabitate e fanno parte, insieme alle isole di Palmaria, Porto Venere e Cinque Terre del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’isola del Tino è interamente riservata a zona militare, ed è possibile visitarla solo in due occasioni all’anno: il 13 settembre in occasione della festa di San Venerio e la domenica successiva. L’isola di Tinetto, ancora più piccola, presenta tracce di abitazione umana: nella parte occidentale vi è il rudere di un piccolo oratorio, risalente al VI secolo, verso Est, invece, si trovano i resti di una chiesa a due navate.
(gc)
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